sabato 16 aprile 2011

UNA SERATA AL TINA PICA

Nell’entrare, vorrei spostarmi un po’ più in là: Totò, Peppino, Tina ed Anna mi guardano e mi accolgono con austera simpatia. Avvicinarmi troppo mi sembra di mancare di rispetto a quell’Italia straordinaria che non c’è più. Quell’Italia dei poveri ma belli famosa nel mondo che ci rendeva orgogliosi di essere italiani. Mimmo e Giancarlo, poi, aprono alla grande tuffandoci nella malinconia dei ricordi di tempi andati. “Messico e nuvole”, ci appare come un sogno svanito, gratinato dal tempo come le ottime bietole il cui profumo mi sveglia dal sogno. Il pezzo di Paolo Conte, esibito sul palchetto con grande maestria, ti strugge fino a farti male. Qualcuno nasconde una lacrimuccia con la scusa di una raffreddorino incipiente, colpa del tempaccio e delle brusche escursioni di questi giorni.
Lo chef  esprime la sua maestria proponendoci quell’arte della nonna che i Mcdonald hanno fagocitato ma che noi, imperterriti, ci ostiniamo a non dimenticare. La pasta e fave è vera cosentinità come le alici fritte alla maniera di mia madre. Mi sembra di rivederla ancora lì, dietro la porta a vetro della cucina della nostra vecchia casa: quando friggeva, si chiudeva e la cucina era off-limits. Io guardavo, da dietro il vetro opaco, l’ombra della sua figura scarna che si muoveva, come ballando, fra i fornelli e il tavolo, mentre gli spifferi che attraversavano la porta antica, mi portavano quegl’indimenticabili profumi che ho ritrovato stasera, in questa serata al Tina Pica.
Le performances di Mimmo e la stupenda voce di Giancarlo condiscono di allegria e gioia di vivere il resto della serata. Questa si che è vita!
Grazie amici del Tina Pica e a presto.

domenica 10 aprile 2011

LA RETE DEL NULLA


Ipertecnologici. Con le dita sempre impegnate vorticosamente o su una tastiera qwerty o su un tastierino numerico, impegnati continuamente a massaggiare con un italiano ridotto ai minimi termini, inversamente proporzionale alla loro ignoranza. Più sono veloci, più sono ignoranti. La gran massa dei ragazzini iperveloci sulle tastiera, non conosce il mondo in cui vive. Vive in un mondo virtuale scevro da responsabilità dirette. Internet, la rete che mette a disposizione tutto lo scibile umano a portata di clic, per loro è la rete del nulla. E’ solo un intermediario tecnologico che li mette in contatto con gli amici per cazzeggiare e forzare un contatto che, spesso, non c’è. Le scuole, dal canto loro, sono ridotte a parcheggio di menti già stanche ancor prima di riuscire a confrontarsi con l’esistenza. Spersi in un modo che, in fondo, fa un po’ paura, annichiliti dall’incertezza del futuro, vagano per la rete del nulla senza crescere: novelli Peter Pan, il loro volare è un volare virtuale staccato dalla realtà con la quale, volenti o no, dovranno pure far conto. E il futuro reale che li aspetta non è molto incoraggiante. Ieri i precari in piazza chiedevano certezze che non ci sono e, forse, non ci saranno più. Il grande capitalismo mondiale, piovra dalle tanti lobbies, ha preparato per loro un futuro in cui l’unica certezza è l’incertezza, in cui gli unici punti fermi sono i grandi profitti per pochi. La grande rete che sta alimentando le rivolte nordafricane, che mette in difficoltà il Grande Fratello cinese, da noi è la rete del nulla. I nostri ragazzini, giovani e intellettuali di domani, sono già lì, pronti per essere fagocitati dal mostro dalle tante teste e dalle tante corna. Il tempo ci dirà se in loro è rimasto un barlume di riscatto e se la loro intelligenza riuscirà ad esprimersi in modo libero ed autonomo o se prevarrà la impietosa logica schiavista del terzo millennio.
Per ora, continuano a cullarsi, avvolti come in una nube soporifera, nella rete del nulla.

sabato 9 aprile 2011

FINE DI UN SOGNO IN ROSSOBLU’


 Dopo la morte del glorioso Cosenza 1914, ora muore anche il Rende trasformato. Tante belle parole, luci e cotions per il trasloco della gloriosa società del Rende Calcio (quello MAI fallito) con il ­– giusto – risentimento dei pochi tifosi rendesi. Una società che si era sempre distinta sia per i risultati sportivi (alcuni campionati di C1 ed una partita di coppa Italia all’Olimpico con la Lazio) e sia per non aver mai avuto problemi con la Lega e la Covisoc. Tanto trambusto per riacquistare il glorioso marchio del Lupo Rossoblu “regalato” da Pagliuso “tanto ppi fa a bida”, come dicono dalle mie parti. Due promozioni di seguito con due campionati esaltanti, poi, il diluvio. Punto e a capo. Fallirà, non fallirà, ricominciare dalla C2 o dai dilettanti? Comunque andrà a finire, l’esperienza è tutt’altro che esaltante. Migliaia di tifosi che hanno riempito il San Vito in questi anni, migliaia di tifosi che ci avevano creduto, presi per i fondelli….
A questi panciafichisti di fantaimprenditori, buoni solo ad essere primi in lista quando c’è da prendere qualche buon appalto, dico: lasciate perdere, lasciate stare. Avete fatto già abbastanza danni.
Ai tifosi dico, come diceva il Pagliuso ­– uno degli artefici del nuovo disastro – in tempi più felici: andiamo a vedere lo Zumpano.
O, se proprio abbiamo voglia di competizioni sportive, frequentiamo gli sport cosiddetti minori, che poi minori non sono affatto.
Il calcio è ormai lo specchio della società malata in cui viviamo: uno schifo!
D'ora in poi l'unico calcio che voglio seguire è quello della Play-Station.

lunedì 4 aprile 2011

GLI ANTIPODI CONFINANTI


Una volta, a scuola, ci avevano insegnato che gli antipodi si trovavano da tutt'altra parte. Tu sei qui, il tuo antipodo è dalla parte opposta della terra. La "sindrome cinese", da cui il famoso ed omonimo film della fine degli anni '70 con due grandi Micael Douglas e Jane Fonda, era così detta perchè si temeva, in caso di grave incidente in una centrale nucleare USA, che il nocciolo del reattore bucasse la terra fino a sbucare agli antipodi, in Cina, appunto, da cui il termine di sindrome cinese.
Il grande PD (Partito pseudoDemocratico) ha sconvolto la geografia terrestre cambiando definitivamente il criterio geografico di antipodi. Come si vede, dalla cartina qui al lato, Cosenza e Rende sono l'uno accanto all'altro, confinanti, ma agli antipodi. Da una parte la coalizione di centrosinistra tutta unita nel feudo Principe, accanto, agli antipodi, il duo PP!!! Nell'uno, coalizione e candidato si sanno già da un pezzo, nell'altro le lotte intestine la fanno da padrone. Nell'uno, il centrodestra arranca, nell'altro, agli antipodi confinanti, ringrazia.
Fra antipodi, P e PP, mi sa che stavolta, a mare, ci andrò sul serio.

domenica 3 aprile 2011

QUATTR'APRILANTI JUORNI QUARANTA


“Quattr'aprilanti juorni quaranta” ovvero, se piove il quattro di aprile, piove per quaranta giorni. Una delle tante dicerie dei nostri padri, che chiamano proverbi, saggezza popolare o, direi, banalità, aria fritta, o meglio ancora, acqua calda.
Quest'anno non è piovuto il 4 aprile, e siamo tranquilli, ma lo saremo stati lo stesso, tanto, neve e freddo,  e pioggia ne abbiamo avuti in abbondanza. Alcune volte, la saggezza degli antichi detti è solo legata ad un ripetersi di eventi più che normale: “Si marzu ngugna, ti fa cadiri l'ugna” cioè, a marzo può capitare che fa molto freddo... e capita, certo che capita! Oppure, “Frivaru, curtu e amaru”, cioè anche a febbraio può fare molto freddo... e capita, certo che capita! Oppure, “prim'i Natale né friddu né fame, dop'i Natali, friddu e fami”, ovvero dopo Natale può fare molto freddo.... e capita, altro che capita! ….Allora tanto vale seguire le previsioni del tempo... Le care previsioni del tempo.... Una volta erano monopolio del famoso Colonnello Bernacca (ai miei tempi!), oggi le trovi dappertutto ed in tutte le salse, pure sulla carta igienica....!!! Che balle! Ma, scusate, non avevano detto che sarebbe stato uno degli inverni più caldi degli ultimi cento anni? Fra proverbi banali e previsioni mancate, mi sa che è meglio farsi un bel bicchierino..... Brinderò ad un mio carissimo amico – lo chiamo affettuosamente “Zio Cicio” ­- che fa un vino delizioso e non ascolta né proverbi né previsioni metereologiche.

sabato 2 aprile 2011

SCHOLA TALIANA ADIEUUUU !!!


Avete mai visto un disimpegnato... impegnato? Se volete vederlo, non basta poi molto, basta recarsi in qualcuna delle molte scuole della Repubblica Italiana con cui sono venuto (direttamente od indirettamente) a contatto.
Ne sono piene. Questi straordinari esemplari di "Homo Figlius di" sono impegnati nel far da cane da guardia ai vari Presidi o Dirigenti Scolastici che siano, e sono disimpegnati nel far valere i propri - ed altrui - diritti. Sono molto abili nel compito di "ammorbidire" i colleghi più riottosi e più ribelli, ed hanno una capacità sorprendente di scomparire durante gli impegni più rognosi lasciando sempre ad altri le patate bollenti. 
Sono maestri nell'occultare l'occultabile (che li riguarda), e nell'evidenziare l'evidenziabile (che non li riguarda affatto). In tutto questo, ciò che è più deprimente, è l'abulia da cui vengono colpite le loro vittime: i colleghi. Esistendo delle regole democratiche e delle leggi democratiche che potrebbero essere usate a loro difesa, i colleghi vengono infettati - con l'inganno - da un virus (abuliensis) che si nutre dell'ormone responsabile della difesa dei propri diritti: il sindacalosterone. L'infezione, in verità, è anche causata da alcuni portatori sani che frequentano le sedi di alcuni sindacati importanti e che, alla loro vista, causano, ai poverini, delle vere crisi di "sindrome abuliensis"; ma, anche se qualcuno sopravvive a questi primi attacchi, ecco, pronti e servizievoli, i disimpegnati di cui sopra provvedere ad inoculare il virus. 
La ricompensa dei Dirigenti Scolastici è varia: dalle particolari attenzioni nella stesura degli orari settimanali, all'assegnazione - per "merito" - degli incarichi remunerativi, dall'assegnazione ai colleghi colpiti da un altro virus (il "fessagginus") degli incarichi impegnativi, noiosi e non remunerativi, dalla copertura di "momentanee ed improrogabili" assenze, ecc., ecc.Naturalmente il tutto alimentato dalla confusione regnante nel periodo turbolento che stiamo attraversando. 
Ed in questo marasma, i ragazzi, che dovrebbero essere destinatari del sapere (ma chi lo sa?), sguazzano convinti che il non studiare o lo studiare poco, sia una gran furberia e non un danno grave ed irreversibile. Le famiglie, da parte loro, sono spesso lontane, vuoi perché prese dallo stress della vita moderna, vuoi perché è più comodo dare sempre e solo la colpa alla scuola, e la frittata e fatta! 
Morale della favola: Schola Taliana Adieuuuu !!!