Uno dei riti più radicati nella nostra storia, l'esame di maturità,
rischia di essere vittima della speding review nostrana, fatta di
interventi spesso fasulli e di scarsa incisività e che poi tralascia
quelle fonti di spesa intoccabili che sono la vera causa del
prosciugamento delle casse statali. Ma questa è un'altra storia. Oggi,
tanti ragazzi sono sotto il torchio di quello che è, e rimane, seppur
svuotato da quel carisma che aveva un tempo, un passaggio fondamentale
nella vita di uno studente: il varco di quella sottile linea di confine
che segna la fine dell'adolescenza e l'ingresso nel mondo dei grandi. La
fine di un modus vivendi, quello tipico della scuola tradizionale, e
l'ingresso nel mondo del lavoro o dell'università dove incontreranno un
modo di studio e di confronto molto diverso e nuovo con il quale fare i
conti. In una parola: si diventa donne e uomini adulti.
Ognuno di noi
ha, certamente, un ricordo indelebile di questo periodo: l'ansia, la
preoccupazione, la tensione, i preparativi, le discussioni, i pensieri.
Prima di entrare per la prima prova scritta e per, poi, la prova orale,
si rincorrono nella mente mille pensieri. In quel momento, tutto il tuo
mondo si ferma e l'esame diventa il fulcro della propria attività. Ed
ognuno, in questi frangenti, mette alla prova se stesso, la sua
personalità, le sue debolezze e la sua forza.
Siamo sicuri che un
passaggio così importante debba essere sacrificato sull'altare del
risparmio di spesa (oops, scusate se parlo in italiano e tralascio
questi noiosi ed invasivi termini anglofili)?
Prima di toccare un
passaggio così importante, dove ognuno di noi, per la prima volta nella
vita, si confronta con se stesso e con gli altri, in prima persona,
senza intermediazioni, dove ognuno di noi si rimette in gioco per
davvero, ci penserei bene.
Se proprio dovete tagliare, cortesemente,
tagliate le assurde spese militari, gli sproporzionati compensi ai
politici ed ai manager di Stato, combattete seriamente la corruzione, ma
lasciate stare l'Esame di Maturità.
lunedì 7 luglio 2014
sabato 5 luglio 2014
F35 ed americandipendenza.
Tutti i vari governi succedutisi, senza distinzione alcuna, hanno vergognosamente appoggiato questa politica prona al volere dei padroni americani. È probabile che la loro potenza di fuoco (economica) occulta alle masse sia tale da "costringere" i vari governi - ob torto collo - ad una obbedienza senza grandi alternative. Se così fosse - ed è altamente probabile che così è - non vedo molte vie di fuga.
La vicenda degli F35 è emblematica: un vero bidone del costo di qualche milione di dollari, rifilato al "povero paese" amico. I politici nostrani hanno cercato, e cercano tutt'ora, di arzigogolare giustificazioni fantasione perché non hanno il coraggio di dire chiaramente la raltà: siamo un paese occupato, una pseudocolonia, per cui "mangia e taci" come diceva Mussolini al figlio che gli chiedeva: "Papà, cosé il Fascismo?".
La dipendenza economico-finanziaria è totale. Quella militare, idem. Decine sono le basi militari presenti.
Uscire da questo abbraccio soffocante sembra quasi impossibile. Qualcuno di noi, non più giovane, ricorda sicuramente, l'attacco speculativo verso la lira dei primi anni '90 che ci costò l'uscita dallo SME. La speculazione fu organizzata dal magnate Soros (per chi non lo conoscesse un miliardario ungherse ma naturalizzato americano ancora oggi presente alle riunione del Bilderberg) e la lira perdette circa il trenta per cento del suo valore in pochi giorni.
Di fronte a questa prepotenza, che fare? Basterà che i cittadini prendano coscienza della situazione? Basterà che la rete ci porti a conoscenza di realtà che prima erano totalmente nascoste?
La vicenda degli F35 è emblematica: un vero bidone del costo di qualche milione di dollari, rifilato al "povero paese" amico. I politici nostrani hanno cercato, e cercano tutt'ora, di arzigogolare giustificazioni fantasione perché non hanno il coraggio di dire chiaramente la raltà: siamo un paese occupato, una pseudocolonia, per cui "mangia e taci" come diceva Mussolini al figlio che gli chiedeva: "Papà, cosé il Fascismo?".
La dipendenza economico-finanziaria è totale. Quella militare, idem. Decine sono le basi militari presenti.
Uscire da questo abbraccio soffocante sembra quasi impossibile. Qualcuno di noi, non più giovane, ricorda sicuramente, l'attacco speculativo verso la lira dei primi anni '90 che ci costò l'uscita dallo SME. La speculazione fu organizzata dal magnate Soros (per chi non lo conoscesse un miliardario ungherse ma naturalizzato americano ancora oggi presente alle riunione del Bilderberg) e la lira perdette circa il trenta per cento del suo valore in pochi giorni.
Di fronte a questa prepotenza, che fare? Basterà che i cittadini prendano coscienza della situazione? Basterà che la rete ci porti a conoscenza di realtà che prima erano totalmente nascoste?
Iscriviti a:
Post (Atom)