mercoledì 21 dicembre 2011

IN MORTE DEI FRATELLI SINDACATI.


Nel mai troppo amato comparto del Pubblico Impiego, i sindacati non hanno mai avuto una grossa penetrazione. Si sa, chi non risica non rosica. La sicurezza del posto di lavoro di mette al riparo da qualsiasi paura nascosta e l'indifferenza verso tutto il resto diventa palpabile. A questo si aggiunga la terra di conquista che del Pubblico Impiego ne hanno fatto i politici, con tutto quello che logicamente ne è seguito, e la frittata è fatta. Lo sciopero del 19 non ha avuto grande seguito non ostante sia la prima volta, da diversi anni, che le tre megaconfederazioni galattiche più la Confsal (quella autonoma detta l'innominabile perché mai presente né nei notiziari né nelle principali testate) si sono trovate, almeno apparentemente, compatte e unite.
Ma il grosso degli impiegati non li ha creduti, non ha creduto e, per ora, non crede veramente, all'ipotesi di licenziamento. Sono troppi anni che si sente ripetere di tentativi di riforma e riformette e riformucce in varie salse (per lo più precotte e/o riscaldate) che bisogna licenziare i vagabondi. Una canzoncina tediosa a cui è seguito il nulla. Basta vedere qualche Ente Locale durante le campagne elettorali che precedono le elezioni, soprattutto quelle che riguardano da vicino l'Ente Locale stesso: the day after! Tutti impegnati a portaborsare il candidato che gli tese la non proprio pargoletta mano....
E, per difendere i propri diritti, non c'é di meglio che rivolgersi al candidato, specie se poi eletto, cui si è portaborsato al momento giusto.... L'italico vizietto del "Mi manda Picone" più che mai vivo, soprattutto in quegli Enti Locali dove i partiti hanno la loro nefasta influenza diretta.
Il Monticciolo di turno ha messo, nero su bianco questa volta, che gli statali potranno essere licenziati quasi come i privati. Sarà vera gloria?
Ai posterimpiegati l'ardua sentenza!
Intanto li vediamo aggirarsi per gli uffici, defilandosi, con le mani tra i c........! Non si sa mai tocchi proprio a me di inaugurare il varo della nave, tocco ferro!

P.S.: scusate, signori sindacati del P.I., ma dov'eravate quando Brunetta ci prendeva a pesci in faccia con i suoi comportamenti propagandistici e diffamatori. Oltre le belle parole..... Come dicon'a Roma: Ma ce sete o ce fate?

martedì 6 settembre 2011

REGIONI, COMUNI E PROVINCE: RIDIMENSIONIAMOLI.


Si fa un gran parlare di abolizione delle province ma, detta così, senza una riflessione, l'affermazione rischia di diventare demagogica e populista (come è di moda etichettare ciò che non piace).
Sicuramente le province hanno diverse competenze, ma non si può negare che tutto possa passare alle Regioni con una riorganizzazione degli stessi servizi. Quello che è importante e che bisogna specificare, è che vanno abolite le Province come ente politico, con annessi presidenti assessori ecc., in quanto l'ente politico diventa una sovrapposizione all'Ente Regione che già esiste sullo stesso territorio. Quindi, o via l'uno o via l'altro. Dato che si è già scelto, nella stesura della Costituzione, il modello regionale, quindi via le province. Ma attenzione. La provincia non è solo un ente politico ma - importantissimo - una circoscrizione puramente amministrativa di grande importanza. Ogni ufficio che si rispetti ha la sua Direzione Regionale e le sue Direzioni Provinciali e i rispettivi uffici decentrati nell'ambito dei comprensori più importanti. E' il caso, ad esempio, dell'Agenzia delle Entrate e del Territorio, delle Questure, delle Ragionerie Provinciali dello Stato, ecc. E' quindi necessario, quando si parla di abolire l'ente politico Provincia (che è una sanguisuga inutile), di pensare, contestualmente, ad una riorganizzazione territoriale della Provincia-circoscrizione amministrativa, ridisegnandole e accorpando quelle inutili create ad arte, al tempo, per far sorgere poltrone varie. Non mi dilungo nei dettagli tecnici, ma ci sono province molto piccole che, sempre dal punto di vista amministrativo, vanno eliminate e con esse, la duplicazione inutile delle varie Direzioni Provinciali.
Stesso dicasi per i comuni troppo piccoli. Onore ai tanti sindaci ed assessori che spesso lavorano in condizioni disagiate e quasi gratis. Ma anche lì va ridisegnata la mappa amministrativa formando dei comprensori che uniscano insieme i comuni piccoli, che, pur mantenendo la loro identità amministrativa, vengano gestiti da un unico ente politico che, come ho detto prima, potrebbe essere il comprensorio con il relativo sindaco e la relativa giunta comprensoriale.
E, per finire, ciliegina sulla torta: non credete che venti regioni siano un po' troppe e troppi venti "Governatori"? Bene, riduciamo a quattordici le regioni: uniamo il triveneto, il Piemonte e la val d'aosta, le Marche e l'Umbria, l'Abruzzo e il Molise, la Calabria e la Lucania e voilà, un bel taglio a tutte queste Giunte e consigli regionali inutili. E sopratutto, abolizione dello Statuto Speciale. Tutte le regioni sono uguali!
Utopia? Crederci non è un utopia ma una speranza.

lunedì 5 settembre 2011

ABOLIAMO LA PROVINCIA DI ISERNIA!


 Queste povere province non le può vedere nessuno! Appena c’è una accenno di crisi, anche una crisetta, ecco venir fuori l’imbonitore di turno: aboliamo le province! Figurati con una crisona come quella che stiamo vivendo. Ora perfino quel Di Pietro di turno si è messo a raccogliere le firme! Che Bastardo!
Insomma, aboliamo le province, tutte! E non se ne parli più!
E no, scusa, ma lasciamo quelle di frontiera, non si sa mai ci invade la Francia o la Slovenia… e poi può capitare che s’incazzano quelli di Bolzano e chiedono l’annessione all’Austria!.
E magari ci aggiungiamo quelle che c’hanno le montagne, perché si sa, la montagna fa bene alla salute e poi, col caffè di montagna, il gusto ci quadagna.
Però poi c’è il problema di quelle c’hanno il mare. E come, siamo uno dei paesi con più coste d’Europa, vogliamo dare un colpo al turismo… No, no,  escludiamo anche quelle.
E poi ci sono quelle della Lega…. Chi lo sente poi ad Umberto. Già lancia pernacchie e dito medio…. Magari poi comincia a scorreggiare… No, no. Lasciamole.
E poi ci sono quelle della Sicilia. Come può cancellare Silvio le province che gli diedero 61 seggi a 0 contro gli odiosi comunisti?
Be’, posso darvi un suggerimento? Aboliamo solo la provincia di Isernia, che non interessa a nessuno, e non se ne parli piu!

IL SILENZIO DELL’IPOCRISIA



Sono passati dieci anni dall’attentato alle torri gemelle: ora preparatevi ad un diluvio di retorica e di becero patriottismo yankee, nonché dei soliti prolissi talk-show in cui si alterneranno i soliti ipocriti venditori di fumo, falsi opinionisti al soldo dei loro occulti o paraocculti finanziatori. La solita scenografia condita con la commozione dei poveri disgraziati di parenti delle vittime ai quali non è bastato essere colpiti nel più profondo degli affetti! Al danno, la beffa! Ora devono servire da corollario ai cercatori dell’oro multimediale: l’audience. Ed in nome dell’audience, ci propineranno le strazianti interviste alle vedove ed agli orfani per strapparvi un briciolo di share in più. Tutti, nessuno escluso, per non arrivare secondo nella gara degli ascolti! Ma nessuno, dico, nessuno, in questo tsunami del cattivo gusto, prova, seppur lontanamente, in un barlume di lucidità, a porsi ed a porre a chi ascolta o legge, qualche semplice domanda, a far notare qualche piccola osservazione che ci esautori dalla commozione forzata e ci liberi la mente per poterci chiedere, finalmente: ma come è stato possibile?
Non mi voglio qui dilungare sui vari interrogativi che un evento così devastante per chiunque che, come me, ha assistito in diretta televisiva all’evento e, ancor di più devastante per coloro che lo hanno visto in diretta ho vissuto sulla propria pelle. Se si vuol approfondire, al di fuori delle verità “ufficiali”, il tragico evento dell’undici settembre, basta andare sulla rete e cercare, su un qualsiasi motore di ricerca, i nomi di Giulietto Chiesa o di Massimo Mazzucco, due italiani (il secondo vive in America), che hanno dedicato molto del loro prezioso tempo di validi professionisti, ad indagare su quei terribili giorni.
L’importante è però, che, finalmente riuscissimo a pensare con la nostra testa e che cominciassimo a porci qualche semplice domanda. Come è stato possibile che quattro, dico quattro, aerei vadano in giro per i cieli più controllati e protetti del mondo, senza che nessuno muovesse un dito per fermarli. Come è possibile che due torri progettate per resistere anche a più impatti, siano crollate come misere casupole. Come è possibile che un boening, che è un apparecchio enorme, abbia lasciato un foro grande meno della metà della sua dimensione al Pentagono. E come è possibile che un aereo di tali dimensioni arrivi tranquillamente sul cielo del Pentagono dove anche una mosca verrebbe avvistata e abbattuta? E dove sono finiti i due aerei, quello che avrebbe colpito il pentagono e quello che sarebbe caduto in Virginia? Mi ricordo benissimo che, quando ci fu la strage di Ustica, i pezzi dell’aereo colpito, c’erano, eccome, e così i corpi sparsi i mare. Qui, niente. Due aerei spariti nel nulla, di cui uno, quello del Pentagono, con l’acciaio che si scioglie come il burro.
Ma siamo sicuri che non ci stiano prendendo per il culo?
Non voglio parlare di complotti, altrimenti cadremmo nel complottiamo che è una forma di paranoia. Ma certo che la versione ufficiale, se la guardi con un minimo di attenzione, fa acqua.
Ma, naturalmente, nessuno ve ne parlerà. Ancora una volta, vincerà la legge dell’audience. Le immagini strazianti dei parenti delle vittime, fanno aumentare gli introiti pubblicitari. La ricerca della verità, oltre che essere scomoda per qualcuno molto potente, non fa scoop.
Esterno solo, modestamente, un piccolo pensiero: se veramente volete onorare la memoria di quei morti, cominciate a porvi qualche domanda. E se proprio non volete porvi delle domande, almeno cambiate canale.

sabato 16 luglio 2011

ICH BIN EIN ISLANDESE


I nostri meravigliosi mass-media (radio, TV e giornali, per l’esattezza), è ormai assodato, sono i maestri della menzogna. Bravi a travisare e ad occultare, guidati dall’interesse comune dei grandi gruppi che li finanziano e a cui fanno da cassa di risonanza, mentono su tutto. I loro fogli sono come quei salotti che, da bambino e da ragazzino, frequentavo alle feste delle mie (adorabili) ziette, a cui partecipavo di malavoglia e sbadigliando dove si parlava di tutto e di niente e dai quali ritornavo sapendone meno di prima. L’unica cosa piacevole che ancora oggi ricordo con un velo di malinconia, era la dolcezza e l’affetto dei miei zii, anche quella celata sotto un’apparente irreprensibilità comportamentale. Nei salotti cartacei dei giornali o in quelli virtuali che promanano dagli schermi TV, invece, solo noia e falsità.
Ci hanno quasi convinto che il debito è inevitabile e che la bancarotta è irreversibile. Siamo indebitati e lo saremo per sempre e sempre di più. Banca Mondiale e FMI, gli strozzini internazionali, vigilano sul debito che può solo aumentare…
Ma è proprio così? Il debito, su cui è fondata l’economia moderna, è irreversibile?
Gli islandesi hanno detto no. Rimando a questi due link per eventuali approfondimenti:
Se non ci fosse la rete di internet, non ne avremmo mai saputo niente della pacifica rivoluzione islandese. Sconcertante.
Avete ancora qualche dubbio che l’economia globale sia comandata da pochi gruppi economici senza scrupoli?
Siete ancora del parere che dobbiamo piegarci incondizionatamente al volere dei nostri politicanti da strapazzo?
Dopo i referendum un’altra Italia è possibile. La prossima tappa: via questa casta e via l’FMI, azzeramento del debito, un governo dal basso, dalla rete.
Scusatemi, stavo sognando. Non siamo in Islanda, siamo in Italia.
Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!”

martedì 21 giugno 2011

IL SOGNO SFUMATO DEI PADRI FONDATORI


Divisi su tutto, uniti su niente, tenuti insieme dal collante della moneta unica che comincia a dare segni di cedimento, assediati dal debito pubblico dei paesi “maiali” (PIGS in inglese che sta per Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna) gli Stati dell’Europa Unita di oggi sono ben lontani dall’immagine presente nei sogni dei padri fondatori.
Gian Enrico Rusconi, su “La Stampa” del 24 maggio u.s., scrive:
“E’ come se l’Europa non esistesse più. Parlo dell’Europa che abbiamo sperato: l’istituzione garante della civiltà, della solidarietà, del benessere. Ricca di prestigio internazionale, quasi un modello per i popoli emergenti, in particolare dell’area mediterranea. Era il sogno dei fondatori, il sogno di Altiero Spinelli (nella foto), anche se nessuno di loro lontanamente immaginava la situazione odierna”.
Le ultime acrobazie sul fallimento della Grecia prossimo venturo o sui raid libici fortemente voluti dalla Francia e stigmatizzati dalla Germania, danno l’idea di come si è lontani anni luce dal quel sogno. L’avere voluto a tutti costi un’unione monetaria prima che una vera unione politica, l’aver forzatamente unito le economie di 27 paesi così diversi tra loro, ora sta presentando il conto. Ed è un conto salato. In gioco c’è la stessa sopravvivenza dell’Unione e dei valori che sono stati la forza alla base della sua fondazione. Valori persi nel marasma degli interessi di bottega che da sempre hanno diviso gli stati europei: persi nella banalità dei loro summit, ridotti al rango di incontri per alimentare accordi sottobanco, soffocati dagli interessi trasversali delle vari lobby affaristiche, i rappresentanti dei vari stati sembrano marionette col sorriso stampato sulla faccia ad uso di nascondere le  mani in pasta. Il povero Spinelli si starà rivoltando nella tomba nel mentre aleggiano i nostalgici della dracma, della pesentas o della lira.
Ma indietro non si torna: proclamano a voce alta, tenendo ben strette le mani sul portafogli.
Dove arriveremo? Si accettano scommesse. Chi può, cominci a salvarsi fin d’ora. Il futuro è un’equazione a 27 incognite.

giovedì 16 giugno 2011

I GENERALI DALLE CROCI SCARLATTE


I militari… che balle! Credere, obbedire, combattere. L’obbedienza è la mamma della schiavitù. L’Assurdo, squallido, arrogante e prepotente ordine militaresco serve solo ai potenti per fare i propri comodi, ed ai piccoli, poveri insulsi frustrati per sfogare le proprie frustrazioni sul prossimo più vicino. Poveri ragazzi che, per una paga mediocre, rischiano la pelle. Anche questa è la crisi. In America la maggior parte dei soldati impegnati in Iraq ed Afganistan, vengono da famiglie povere o disgraziate. Vengono buttati in pasto ai leoni, vengono drogati dalla disciplina e il loro cervello viene lavato con perlana affinché diventino burattini in mano a Generali senza scrupoli. “Dove sono i Generali che si fregiarono, nelle battaglie, con cimiteri di croci sul petto” cantava il grande Faber. Affogati nella solennità di insulse cerimonie, tronfi di stendardi e patacche scarlatte, i Generali di oggi, come quelli di ieri, inneggiano alla solennità dei loro eroi di carta e, preziosi gregari pagati a peso d’oro, tirano la volata ai “soci vitalizi del potere ammucchiati, in discesa, a difesa della loro celebrazione” (sempre il grande Faber). Non fatevi ingannare dai loro riti di fumo. Il soldato è la vittima predestinata del potere che si serve di lui per far proliferare i propri interessi. A chi son serviti i morti di Nassirya? E quelli di Herat? E quelli che ci saranno? Non certo alle famiglie a cui, oltre agli affetti, hanno spesso tolto anche l’unica fonte di sostentamento. Non certo alla gente comune cui non frega un tubo dell’Afghanistan o dell’Iraq impegnata com’è a spaccare il capello in quattro per far quadrare i conti.
Quando l’esercito combatte, gli unici a guadagnarci sono le commesse militari e, nel caso dell’Afghanistan, anche i mercanti d’oppio. Non a caso, negli ultimi dieci anni, dopo l’11 settembre, l’industria bellica americana ha avuto un incremento pazzesco. Gli USA spendono miliardi di dollari in armamenti e poi non ci sono i soldi per la carta igienica nelle scuole!
Siete proprio sicuri che fare il soldato serva a difesa della Patria???

lunedì 13 giugno 2011

GRAZIE TONINO !


Ce l’abbiamo fatta! Il tam tam in rete, che è andato avanti nelle ultime settimane infittendosi sempre di più, è servito. Ma, in questo momento di entusiasmo, bisogna ricordare che uno ed uno solo è il vincitore assoluto di questo referendum. Si chiama Antonio Di Pietro da Montenero di Bisaccia, ex magistrato, fustigatore, ieri, della prima (corrotta) repubblica, fustigatore, oggi, della (ancora più corrotta) seconda. Se non fosse stato per la sua caparbietà, per la sua forza di volontà indomita ed indomabile, per averci creduto quando non ci credeva nessuno (dove eravate ondivaghi del PD mentre si raccoglievano le firme?), per aver raccolto da solo le firme, deriso da destra e da sinistra, oggi non saremmo qui a festeggiare una grande vittoria di popolo. Un popolo che viaggia verso quella rivoluzione culturale auspicata a più riprese da De Magistris (figlio politico di Tonino). Ma questo è un altro discorso e ne parleremo domani. Oggi, nella festa e nella gioia di aver detto NO all’arroganza di una classe politica ottusa e prepotente, un solo grido:
GRAZIE TONINO !

martedì 7 giugno 2011

BORIA CHI MOLLA


Il mitico Formigoni, noto per la sua boria, non molla. La Lombardia non vuole centrali nucleari sul suo territorio. Bene. Ma al referendum, lui, il boriuomo, non andrà a votare. Detto da lui, anim’e core di CL (Comitato Liberiaffari) , sembra quasi un ordine di scuderia. Mentre la Chiesa, con le sue mille anime si schiera per il SI, lui, per non dare un dispiacere al suo socio Re Silvio I, fa il cerchiobottista. Le centrali nel suo regno lombardo, no (il che porta voti), ma il via libera al socio ­- per farne di nuove ­- si.
Anche per lui, come per Padre Pio, il dono dell’ubiquità, ovverosia, il piede in due staffe in attesa di saltare in groppa al cavallo vincente.
Riuscirà il nostro eroe a superare l’ennesima prova di equilibrismo politico?
Ai posteri del lunedì pomeriggio, l’ardua sentenza.

lunedì 6 giugno 2011

I CERCHIOBOTTISTI DELLE BANDIERE BIANCOROSSE


No, non si tratta dei tifosi del Vicenza o del Rende. Nemmeno di quelli della Triestina (quelli delle sagome di cartone….). Parlo del partito nato dalla fusione della ex sinistra DC e dell’ex destra DS, oggi, con esagerato ottimismo - che sfiora la voluttà – Partito Democratico che, per idea e speranze (mal riposte) di Walter Veltroni e Romano Prodi, avrebbe dovuto essere di ispirazione Clintoniana. Ma se, come dice il vecchio proverbio “A volte due cattivi fanno un buono”, questa volta due non proprio cattivi, ma neanche tanto buoni, hanno fatto un pessimo. Un pessimo partito che non sa da che parte stare. Dice di essere di sinistra, ma fa la corte ai centristi e fa affari con Re Silvio I. Dice di essere progressista e appoggia il ritorno al nucleare (Bersani minindustria docet) per poi fare inversione ad U. Non muove un dito per raccogliere le firme per il legittimo impedimento (grazie IdV!) ed ora salta sul carro dei (al momento solo moralmente) vincitori (nella speranza che col raggiungimento del quorum siano anche vincitori effettivi). Dice si all’acqua pubblica, ed i suoi amministratori locali hanno fatto affari con le acque private (senza contare che fu il Governo Prodi a dar manforte alla privatizzazione dell’acqua).
Insomma, un po’ di qua’ e un po’ di la’, come va il vento. Il partito banderuola, sempre sulla cresta dell’ondivago, ora alla caccia di voti moderati, ora a caccia di voti riformisti. Il risultato, fino ad oggi, è una lenta e costante emorragia di voti, come l’epistassi di cui soffrivo da adolescente e che segnò le mie giornate fino alla maturità.
 Non ci resta che sperare che il PD, con la maturità (se mai ci arriverà) riesca a fare una scelta chiara e precisa finendola col giochino di dare un colpo al cerchio e uno alla botte per stare in mezzo al guado: né di qua né di là. Anche perché, purtroppo, per ora, senza il PD non si va da nessuna parte.
Auguri.

venerdì 20 maggio 2011

IL MOVIMENTO SI E’ FERMATO AD EBOLI


Grillo come Carlo Levi. Il Movimento come Cristo. Entrambi si sono fermati ad Eboli. A quei tempi non c’era la Salerno-Reggio Calabria. Oggi c’è ma la differenza non si nota più di tanto. Ieri i volti scuri e neri delle donne di Eboli a lutto, oggi l’indifferenza e l’indolenza, il lutto della democrazia.
Ieri, come oggi, importiamo le rivoluzioni e  i cambiamenti. Ieri l’unità forzata a suon di pulizia etnica e di truppe d’occupazione. Ieri la Grande Guerra con i fanti del sud trascinati a forza in un conflitto che non conoscevano. Ieri qui gli americani a passo di carica: un soffio di paura e di morte e lì la Linea Gotica, la Resistenza. Qui vince la Monarchia, al nord la Repubblica. Oggi il Movimento cinque stelle conquista consensi ed è la vera novità di queste elezioni. Ma non qui, al sud. Il vento della riscossa si è fermato a Napoli con De Magistris. Qui nulla. Voto di scambio e promesse elettorali, anche questa volta, l’hanno fatta da padrone. I baroni come il nostro Principe a Rende, continuano imperterriti a gettare fumo negli occhi agli elettori e a vivere di rendita alle spalle dei contribuenti. Nessun rischio ed un futuro garantito, un investimento per una vecchiaia da nababbi.
Grillo pensa che il Movimento debba, giustamente, cominciare a crescere acquisendo una sua personalità politica. Ma fino ad Eboli.
Grillo come Bossi prima maniera? Diventeremo secessionisti per forza?

sabato 14 maggio 2011

I VERI GUASTATORI




Egregio Bracconi,
ilsuo post è chiaramente viziato da pregiudizio e si evince facilmente che non c'è dietro un'attenta analisi ma una sottile vena di insofferenza verso un fenomeno che, non riuscendo - o non volendo - capirlo nella sua essenza, viene additato a responsabile di colpe altrui.
Le idee del Movimento sono figlie di un pensiero ecologista e libertario che, in Italia, ha assunto, nel passato varie forme. A queste istanze, il centro-sinistra (con esclusione, in parte, di IDV), non vuole dare risposte.
Le accusa i grillini di pescare a sinistra. Ma dove vuole che peschino: nel centrodestra che ha fatto dell'illegalità diffusa il suo pensiero? Nel centrodestra che vuol regalalare le spiaggie ai costruttori? E l'elenco potrebbe continuare.
Il problema fondamentale della sinistra italiana, è l'ipocrisia del PD, che finge di voler combattere l'illegalità, ma poi va a braccetto, di sottobanco, con i poteri forti.
Si voleva far cadere il Berluska? Le occasioni sono state tante, vanificate per l'assenza dell'etereo PD (scudo fiscale, accorpamento referendum-amministrative, ecc.,ecc.).
Ma le battaglie del movimento non sono condivisibili? Solo due legislature e poi a casa (e non come Fassino e consorte che son lì da vent'anni e più) non è condividibile?
Niente condannati in via definitiva (cioè condannati tre volte) in parlamento non è condivisibile?
Niente contributi ai partiti o, quanto meno, un sostanzioso ridimensionamento del finanziamento pubblico bocciato dai cittadini con un referendum, non è condivisibile?
Cambiare la legge elettorale porcata e ridare ai cittadini la possibilità di scegliere il candidato, legge peraltro dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale, non è condivisibile?
Mi dica, egregio Bracconi, perché il PD su questa e tante altre battaglie non si è mai schierato a favore?
Semplice, perchè mangia nello stesso piatto facendo finta di essere contro.
Mi creda, i guastatori non sono i grillini, che sono espressione di un malcontento ormai diffuso e palpabile, ma i veri guastatori sono questi finti incapaci di deputati e senatori pidiellini occupati a salvarsi la sedie e il potere piuttosto che pensare al bene della collettività
Cordialmente

venerdì 13 maggio 2011

IN BOCCA AL LUPO, IVAN.


Ivan Pastore è il portavoce, candidato sindaco, del Movimento cinque stelle per la città di Cosenza. Una faccia pulita, semplice, sconosciuta ai più: non ci sono né manifesti pacchiani, né biglietti svolazzanti, né santini sorridenti, né vele pubblicitarie parcheggiate né quant'altro imbratta e ammorba la città in questo periodo. Se volete notizie di Ivan e del suo movimento dovete andare sulla rete, sul Web, fare un bel www e leggere il programma del movimento, un movimento che non è né di destra, né di sinistra ma è avanti. Ringraziamo Beppe Grillo che a Cosenza è venuto, unica tappa in Calabria, a sostenere la lista. Un grande spettacolo di folla spontanea. Né manifesti né passaggi televisivi lo hanno annunciato, ma la piazza era piena. La rabbia, l'insofferenza verso questo sistema, era palpabile. La gente è stanca. Ma riuscirà a tradurre in voto la sua protesta oppure, alla fine, trascinata dagli squali della politica, si farà abbindolare per l'ennesima volta?
Ma ora c'é qualcosa di nuovo nell'aria, anzi di antico (mi scusi Pascoli se abuso della sua pazienza): c'è la faccia pulita e serena di Ivan e degli altri candidati. Alle sbruffonate dei vari aspiranti sindaci e consiglieri, si contrappone la serenità e la pulizia di un gruppo di cittadini che ha deciso di mettersi in gioco e di smetterla di delegare ad altri il proprio futuro.
Basta con le deleghe in bianco ai falsari di turno.
Non più sudditi, ma cittadini.
In bocca al lupo, Ivan.

sabato 7 maggio 2011

LE NUVOLE YANKEE


  Vanno… vengono…, ogni tanto si fermano e, quando si fermano, sono nere come il corvo,
sembra che ti guardano con malocchio.
Vengono… vanno… ritornano, e magari si fermano tanti giorni che non vedi più il sole e le stelle,
e ti sembra di non conoscere più il posto dove stai (F. De Andrè – Le Nuovle).

 Gli americani sono ormai come le nuvole. Vanno, vengono, si fermano e fanno i loro comodi. In poche parole: spadroneggiano. Da quando hanno vinto la Guerra Fredda con l’U.R.S.S., il mondo è casa loro. In special modo sotto la sciagurata presidenza di dabbliù cespuglio, con la scusa dell’11 settembre, hanno invaso dove gli pareva. Ora, per uccidere Bin Laden, sono entrati in Pakistan come se fossero in California e non in un altro Stato sovrano. Noi Italiani, del resto, ci siamo abituati. Vicenza ha subito la più devastante alluvione della sua storia grazie ai lavori dell’allargamento della base Dal Molin, ma nessun politico si permesso di sollevare il problema, neanche lontanamente, neanche per sbaglio: guai a disturbare le Nuvole Yankee.
Nei Balcani sono venuti in soccorso dei serbo-bosnicaci e poi dei kosovari e, proprio in Kosovo, hanno piazzato una megabase militare galattica dove tutto ciò che avviene è segreto assoluto: guai a disturbare le Nuvole Yankee.
“Soltanto una cittadinanza vigile ed informata puo’ costringere l’enorme macchinario industriale e militare della difesa ad integrarsi adeguatamente con i nostri metodi ed obiettivi pacifici, in modo tale che sicurezza e liberta’ possano prosperare insieme.
Lo diceva il Grande Ike Eisenhower nel suo discorso di congedo nel gennaio 1961. Aveva visto bene e lontano come solo i grandi statisti sanno vedere. Una cittadinanza tutt’altro che vigile e falsamente informata, cinquant’anni dopo quelle straordinarie parole, guarda con rassegnazione e scarsa partecipazione, l’evolversi di un sistema integrato dove multinazionali senza scrupoli e industria militare senza freni stanno stringendo il mondo in una morsa d’acciaio dalla quale difficilmente si libererà. Come finirà? L’unica speranza che ci resta e la rete di internet, dove ancora qualche voce libera circola. Non quella di Assange e dei suoi ininfluenti dispacci, ma quella di milioni di persone (le rivolte nordafricane insegnano) che riescono a parlare tra loro scavalcando confini e censure.
Buona fortuna, Web, e attento a non disturbare le Nuvole Yankee.

domenica 1 maggio 2011

IO STO CON ADRIANO


“Cari amici fascisti, STUDENTI, leghisti, comunisti e operai insicuri. Mi sembra chiaro che a questo punto non ci resta che l’unico mezzo di sopravvivenza. Il voto. Non possiamo assolutamente mancare. Il 12 Giugno dobbiamo andare tutti a votare anche se, come è prevedibile, il governo tenterà l’impossibile per togliere dalle schede referendarie pure il LEGITTIMO IMPEDIMENTO. E, se lo dovesse togliere dobbiamo essere ancora più numerosi davanti ai seggi. E, se per caso le sedi elettorali fossero chiuse, il vostro voto lasciatelo pure per terra scritto su un piccolo foglietto già preparato a casa, in modo che l’indomani tutti i marciapiedi d’Italia siano invasi da quaranta milioni di bigliettini.”
Così, con questo accorato ed orgoglioso appello, termina la bellissima lettera che il supermolleggiato invia al Fatto Quotidiano in difesa dei referendum di giugno. Celentano non è nuovo a crociate di sapore ecologico. Tutta la sua carriera ne è intrisa, a cominciare da quel bellissimo e romantico – ed indimenticabile ­– quadro d’autore che è e rimane via Gluck, antesignano e pionieristico affresco della Milano tentacolare che avanza distruggendo l’immacolata innocenza dei ragazzini che non potranno più lavarsi la faccia giù nel cortile…. Una prosa scarna e secca, quella di via Gluck, che colpiva al cuore, andava al concreto del messaggio, lontano dall’ermetismo di altri autori. E nella sua essenzialità e concretezza che era la forza del suo messaggio.
Oggi come allora, Adriano, un giovanotto di settantatrè anni, risfodera il suo spirito guerriero mai sopito e ci chiama tutti a raccolta per non farci turlupinare da una classe politica che non ci rappresenta.
Io sono già pronto, e se dovessero scipparci, per l’ennesima volta, il diritto di essere cittadini (e non sudditi), il mio bigliettino con TRE SÌ sarà il primo ad essere affisso sul marciapiede del mio seggio elettorale.
Grazie Adriano.

sabato 16 aprile 2011

UNA SERATA AL TINA PICA

Nell’entrare, vorrei spostarmi un po’ più in là: Totò, Peppino, Tina ed Anna mi guardano e mi accolgono con austera simpatia. Avvicinarmi troppo mi sembra di mancare di rispetto a quell’Italia straordinaria che non c’è più. Quell’Italia dei poveri ma belli famosa nel mondo che ci rendeva orgogliosi di essere italiani. Mimmo e Giancarlo, poi, aprono alla grande tuffandoci nella malinconia dei ricordi di tempi andati. “Messico e nuvole”, ci appare come un sogno svanito, gratinato dal tempo come le ottime bietole il cui profumo mi sveglia dal sogno. Il pezzo di Paolo Conte, esibito sul palchetto con grande maestria, ti strugge fino a farti male. Qualcuno nasconde una lacrimuccia con la scusa di una raffreddorino incipiente, colpa del tempaccio e delle brusche escursioni di questi giorni.
Lo chef  esprime la sua maestria proponendoci quell’arte della nonna che i Mcdonald hanno fagocitato ma che noi, imperterriti, ci ostiniamo a non dimenticare. La pasta e fave è vera cosentinità come le alici fritte alla maniera di mia madre. Mi sembra di rivederla ancora lì, dietro la porta a vetro della cucina della nostra vecchia casa: quando friggeva, si chiudeva e la cucina era off-limits. Io guardavo, da dietro il vetro opaco, l’ombra della sua figura scarna che si muoveva, come ballando, fra i fornelli e il tavolo, mentre gli spifferi che attraversavano la porta antica, mi portavano quegl’indimenticabili profumi che ho ritrovato stasera, in questa serata al Tina Pica.
Le performances di Mimmo e la stupenda voce di Giancarlo condiscono di allegria e gioia di vivere il resto della serata. Questa si che è vita!
Grazie amici del Tina Pica e a presto.

domenica 10 aprile 2011

LA RETE DEL NULLA


Ipertecnologici. Con le dita sempre impegnate vorticosamente o su una tastiera qwerty o su un tastierino numerico, impegnati continuamente a massaggiare con un italiano ridotto ai minimi termini, inversamente proporzionale alla loro ignoranza. Più sono veloci, più sono ignoranti. La gran massa dei ragazzini iperveloci sulle tastiera, non conosce il mondo in cui vive. Vive in un mondo virtuale scevro da responsabilità dirette. Internet, la rete che mette a disposizione tutto lo scibile umano a portata di clic, per loro è la rete del nulla. E’ solo un intermediario tecnologico che li mette in contatto con gli amici per cazzeggiare e forzare un contatto che, spesso, non c’è. Le scuole, dal canto loro, sono ridotte a parcheggio di menti già stanche ancor prima di riuscire a confrontarsi con l’esistenza. Spersi in un modo che, in fondo, fa un po’ paura, annichiliti dall’incertezza del futuro, vagano per la rete del nulla senza crescere: novelli Peter Pan, il loro volare è un volare virtuale staccato dalla realtà con la quale, volenti o no, dovranno pure far conto. E il futuro reale che li aspetta non è molto incoraggiante. Ieri i precari in piazza chiedevano certezze che non ci sono e, forse, non ci saranno più. Il grande capitalismo mondiale, piovra dalle tanti lobbies, ha preparato per loro un futuro in cui l’unica certezza è l’incertezza, in cui gli unici punti fermi sono i grandi profitti per pochi. La grande rete che sta alimentando le rivolte nordafricane, che mette in difficoltà il Grande Fratello cinese, da noi è la rete del nulla. I nostri ragazzini, giovani e intellettuali di domani, sono già lì, pronti per essere fagocitati dal mostro dalle tante teste e dalle tante corna. Il tempo ci dirà se in loro è rimasto un barlume di riscatto e se la loro intelligenza riuscirà ad esprimersi in modo libero ed autonomo o se prevarrà la impietosa logica schiavista del terzo millennio.
Per ora, continuano a cullarsi, avvolti come in una nube soporifera, nella rete del nulla.

sabato 9 aprile 2011

FINE DI UN SOGNO IN ROSSOBLU’


 Dopo la morte del glorioso Cosenza 1914, ora muore anche il Rende trasformato. Tante belle parole, luci e cotions per il trasloco della gloriosa società del Rende Calcio (quello MAI fallito) con il ­– giusto – risentimento dei pochi tifosi rendesi. Una società che si era sempre distinta sia per i risultati sportivi (alcuni campionati di C1 ed una partita di coppa Italia all’Olimpico con la Lazio) e sia per non aver mai avuto problemi con la Lega e la Covisoc. Tanto trambusto per riacquistare il glorioso marchio del Lupo Rossoblu “regalato” da Pagliuso “tanto ppi fa a bida”, come dicono dalle mie parti. Due promozioni di seguito con due campionati esaltanti, poi, il diluvio. Punto e a capo. Fallirà, non fallirà, ricominciare dalla C2 o dai dilettanti? Comunque andrà a finire, l’esperienza è tutt’altro che esaltante. Migliaia di tifosi che hanno riempito il San Vito in questi anni, migliaia di tifosi che ci avevano creduto, presi per i fondelli….
A questi panciafichisti di fantaimprenditori, buoni solo ad essere primi in lista quando c’è da prendere qualche buon appalto, dico: lasciate perdere, lasciate stare. Avete fatto già abbastanza danni.
Ai tifosi dico, come diceva il Pagliuso ­– uno degli artefici del nuovo disastro – in tempi più felici: andiamo a vedere lo Zumpano.
O, se proprio abbiamo voglia di competizioni sportive, frequentiamo gli sport cosiddetti minori, che poi minori non sono affatto.
Il calcio è ormai lo specchio della società malata in cui viviamo: uno schifo!
D'ora in poi l'unico calcio che voglio seguire è quello della Play-Station.

lunedì 4 aprile 2011

GLI ANTIPODI CONFINANTI


Una volta, a scuola, ci avevano insegnato che gli antipodi si trovavano da tutt'altra parte. Tu sei qui, il tuo antipodo è dalla parte opposta della terra. La "sindrome cinese", da cui il famoso ed omonimo film della fine degli anni '70 con due grandi Micael Douglas e Jane Fonda, era così detta perchè si temeva, in caso di grave incidente in una centrale nucleare USA, che il nocciolo del reattore bucasse la terra fino a sbucare agli antipodi, in Cina, appunto, da cui il termine di sindrome cinese.
Il grande PD (Partito pseudoDemocratico) ha sconvolto la geografia terrestre cambiando definitivamente il criterio geografico di antipodi. Come si vede, dalla cartina qui al lato, Cosenza e Rende sono l'uno accanto all'altro, confinanti, ma agli antipodi. Da una parte la coalizione di centrosinistra tutta unita nel feudo Principe, accanto, agli antipodi, il duo PP!!! Nell'uno, coalizione e candidato si sanno già da un pezzo, nell'altro le lotte intestine la fanno da padrone. Nell'uno, il centrodestra arranca, nell'altro, agli antipodi confinanti, ringrazia.
Fra antipodi, P e PP, mi sa che stavolta, a mare, ci andrò sul serio.

domenica 3 aprile 2011

QUATTR'APRILANTI JUORNI QUARANTA


“Quattr'aprilanti juorni quaranta” ovvero, se piove il quattro di aprile, piove per quaranta giorni. Una delle tante dicerie dei nostri padri, che chiamano proverbi, saggezza popolare o, direi, banalità, aria fritta, o meglio ancora, acqua calda.
Quest'anno non è piovuto il 4 aprile, e siamo tranquilli, ma lo saremo stati lo stesso, tanto, neve e freddo,  e pioggia ne abbiamo avuti in abbondanza. Alcune volte, la saggezza degli antichi detti è solo legata ad un ripetersi di eventi più che normale: “Si marzu ngugna, ti fa cadiri l'ugna” cioè, a marzo può capitare che fa molto freddo... e capita, certo che capita! Oppure, “Frivaru, curtu e amaru”, cioè anche a febbraio può fare molto freddo... e capita, certo che capita! Oppure, “prim'i Natale né friddu né fame, dop'i Natali, friddu e fami”, ovvero dopo Natale può fare molto freddo.... e capita, altro che capita! ….Allora tanto vale seguire le previsioni del tempo... Le care previsioni del tempo.... Una volta erano monopolio del famoso Colonnello Bernacca (ai miei tempi!), oggi le trovi dappertutto ed in tutte le salse, pure sulla carta igienica....!!! Che balle! Ma, scusate, non avevano detto che sarebbe stato uno degli inverni più caldi degli ultimi cento anni? Fra proverbi banali e previsioni mancate, mi sa che è meglio farsi un bel bicchierino..... Brinderò ad un mio carissimo amico – lo chiamo affettuosamente “Zio Cicio” ­- che fa un vino delizioso e non ascolta né proverbi né previsioni metereologiche.

sabato 2 aprile 2011

SCHOLA TALIANA ADIEUUUU !!!


Avete mai visto un disimpegnato... impegnato? Se volete vederlo, non basta poi molto, basta recarsi in qualcuna delle molte scuole della Repubblica Italiana con cui sono venuto (direttamente od indirettamente) a contatto.
Ne sono piene. Questi straordinari esemplari di "Homo Figlius di" sono impegnati nel far da cane da guardia ai vari Presidi o Dirigenti Scolastici che siano, e sono disimpegnati nel far valere i propri - ed altrui - diritti. Sono molto abili nel compito di "ammorbidire" i colleghi più riottosi e più ribelli, ed hanno una capacità sorprendente di scomparire durante gli impegni più rognosi lasciando sempre ad altri le patate bollenti. 
Sono maestri nell'occultare l'occultabile (che li riguarda), e nell'evidenziare l'evidenziabile (che non li riguarda affatto). In tutto questo, ciò che è più deprimente, è l'abulia da cui vengono colpite le loro vittime: i colleghi. Esistendo delle regole democratiche e delle leggi democratiche che potrebbero essere usate a loro difesa, i colleghi vengono infettati - con l'inganno - da un virus (abuliensis) che si nutre dell'ormone responsabile della difesa dei propri diritti: il sindacalosterone. L'infezione, in verità, è anche causata da alcuni portatori sani che frequentano le sedi di alcuni sindacati importanti e che, alla loro vista, causano, ai poverini, delle vere crisi di "sindrome abuliensis"; ma, anche se qualcuno sopravvive a questi primi attacchi, ecco, pronti e servizievoli, i disimpegnati di cui sopra provvedere ad inoculare il virus. 
La ricompensa dei Dirigenti Scolastici è varia: dalle particolari attenzioni nella stesura degli orari settimanali, all'assegnazione - per "merito" - degli incarichi remunerativi, dall'assegnazione ai colleghi colpiti da un altro virus (il "fessagginus") degli incarichi impegnativi, noiosi e non remunerativi, dalla copertura di "momentanee ed improrogabili" assenze, ecc., ecc.Naturalmente il tutto alimentato dalla confusione regnante nel periodo turbolento che stiamo attraversando. 
Ed in questo marasma, i ragazzi, che dovrebbero essere destinatari del sapere (ma chi lo sa?), sguazzano convinti che il non studiare o lo studiare poco, sia una gran furberia e non un danno grave ed irreversibile. Le famiglie, da parte loro, sono spesso lontane, vuoi perché prese dallo stress della vita moderna, vuoi perché è più comodo dare sempre e solo la colpa alla scuola, e la frittata e fatta! 
Morale della favola: Schola Taliana Adieuuuu !!!

 

mercoledì 30 marzo 2011

CCHIU’ PROVINCE PPI TUTTI !!!




Le province italiane… queste sconosciute! E, sì… nessuno le conosce, ma loro crescono. Con una Legge del 2004,  sono state create altre tre province: Monza, Fermo e BAT (acronimo che rappresenta la provincia di Barletta, Andria e Trani.. cosa non si inventerebbero questi politici pur di prenderci per i fondelli…!!). Nel 2009 si sono tenute le prime elezioni per i relativi consigli provinciali che sono tuttora in carica
 Adesso le province italiane sono ben 110. Altro che sopprimerle! Queste crescono e il potere si parcellizza. Più province, più poltrone, più potere….in poche parole, CCHIU PROVINCE PPI TUTTI!
Sono passati due governicchi, uno, l’armata Brancaleone del centrosinistra e poi l’accozzaglia panleghista di Re Silvio I, ma le province sono ancora lì, vive e vegete.
Vi ricordate le roboanti dichiarazioni di Silvio I in campagna elettorale? “Aboliremo le province”. E vi ricordate la pagliacciata delle province parzialmente abolite, tra cui c’era Crotone? Subito rientrate per non dispiacere alla Lega e alle province colpite dall’intento abolitorio! E sì, perché, come ben si sa, l’italiano è un popolo scaltro: va bene l’astinenza, l’austerità, i sacrifici. Tutto Ok. Basta che a farli, sia il vicino di casa. L’orto mio, non si tocca!
E così, i nostri beneamati politici, continuano, trasversalmente, a prenderci per i fondelli!
Ma si sa, l’italiano è un popolo scaltro… è sempre l’altro, il solito fesso che paga per tutti….

venerdì 25 marzo 2011

GIUDA ITALIANUM EST

Se qualcuno ancora avesse dubbi, beh!, ora non li ha più. Non fate alleanze con un paese che si chiama Italia, tanto, non valgono. Il nostro Grande Silvio I è l'emblema di questo paese: quello che dice oggi, domani - ma che dico! tra un'ora - sarà smentito dai fatti. Il povero colonnello libico era convinto che l'Italia non avrebbe mai permesso l'uso delle sue basi contro di lui, così come previsto dall'accordo firmato e ratificato dal Parlamento bipartisan (compeso l'opposizione che non c'è).
Illusion dolce chimera se tu.....
E intanto attenti: se siete sdraiati comodamente sulla vostra poltrona o nella vostra automobile, e magari siete anche in dolce compagnia, e, fra un sospiro e una discussione vi capita di vedere una stella cadente, beh!...smettetela di guardare sdolcinati il cielo e cominciate a correre! Potrebbe essere il colonnello che si ricorda del fedele alleato che, per pure ragioni umanitarie (ma non si sa per quale umanità!), ha cambiato idea.
Auguri!

domenica 20 marzo 2011

GLI SPECCHI NUCLEARI E I BRONZI DI RIACE.

da www.beppegrillo.it

Guartateli, questi poveri nuclearisti nell'era del post-tusnami giapponese! Sono riconoscibili dalle facce bronzee simili a quelle dei bronzi di Riace dei quali cercano, invano, di imitare le mitiche fattezze. Con malcelato fastidio, sono dediti a respingere sdegnosamente chiunque osi mettere in dubbio le loro ataviche certezze sul nuclearismo buono, quello di quarta e quinta e sesta e ecc. ecc. generazione.... Sono così convinti che continuano ad arrampicarsi sugli specchi nucleari e, mentre scivolano lentamente ed inesorabilmente ritornando al punto di partenza, biascicano nuove teorie interventiste inventate la' per la'. In questo sono maestri e, quando proprio si sentono chiusi all'angolo, enunciano variegate pause di riflessione in attesa di tempi migliori.
Grama la vita per i maghi nuclearisti: ogni volta che si prospetta un referendum (la bestia più odiata), succede una catastrofe!  Accadde così ai tempi di Chernobyl, e (purtroppo!) è accaduto anche oggi alla vigilia di un referendum di cui erano quasi sicuri che non avrebbe mai raggiunto il Santo Quorum!
Mi sa che 'sti nuclearisti so un po' portasfiga...
Alla prossima raccolta di firme antinucleari, mentre firmo, me tocco!

sabato 19 marzo 2011

No, Beppe, questa volta non ti seguo.

E no, caro Grillo, stavolta non ti seguo. Posso condividere, come osservazione, che sarebbe stato giusto che De Magistris rimanesse Palamentare Europeo per un principio di coerenza avendoci chiesto il voto per andare lì e fare il parlamentare europe. Ma De Magistris non ha scelto di candidarsi come sindaco a Salemi, come Sgarbi. Ha deciso di candidarsi a Sindaco di NAPOLI. E' una decisione importantissima. De Magistris è l'ultima speranza per quella martoriata città, di rialzare la testa. Solo con una candidatura forte della società civile si possono sconfiggere i loschi traffici trasversali che stanno uccidendo Napoli. Non mi sembra il caso di opporsi in maniera così smaccata, così netta. Una cosa è non condividere una scelta, una cosa è distruggere una persona solo perché non sei d'accordo. Hai chiesto ai ragazzi del 5 stelle di Napoli cosa ne pensano e soprattutto cosa ne pensavano prima del tuo intervento sul blog? Non credo che sarebbero stati tanto in disaccordo, anzi. De Magistris può portare avanti proprio quelle idee che tanto stanno a cuore al movimento. Infatti lo scopo del movimento è quello di cambiare la politica e di portare idee nuove per una nuova rinascita. E quale nome migliore a Napoli, di De Magistris.
Senza contare che questi "duelli" che rimbalzano sui giornali di regime, non fanno bene a nessuno. Infatti, Repubblica.it, che puntualmente ignora sia Grillo che De Magistris, ha subito messo in primo piano, nella HP, la risposta di De Magistris sottolineando che si trattava di una risposta "al vetriolo".
Pensa, per esempio, a Sonia Alfano Sindaco di Palermo o Presidente della Regione Sicilia al posto di Lombardo! Sarebbe straordinario. Un grande segnale di cambiamento epocale. E se Sonia decidesse di lasciare il Parlamento Europeo per tentare la candidatura a Palermo, cosa faresti? Mettereti alla gogna anche lei?
No, Beppe, questa volta non ti seguo

mercoledì 16 marzo 2011

LA STORIA D'ITALIA SIAMO NOI.

La festa dell'Unità d'Italia non può non essere un momento di riflessione per tutti. Tralasciando le retoriche patriottarde o le insulse esibizioni leghiste, il paese esiste e c'é. Quello che non c'é è la verità storica perché, come sempre, quando la storia la scrivono i vincitori, se la scrivono motu proprio.
E sì, perché nessuno, nei discorsi ufficiali dice o, nemmeno lontanamente accenna, alla necessità di riscrivere i libri di storia dicendo come sono andate realmente le cose. Nessuno accenna all'annessione forzata del Regno di Napoli al Regno Sabaudo ed alla feroce repressione che ne seguì. Quando ero ragazzo di scuola media, già allora appassionato di storia - era il 1969 e ricordo come fosse ora il libro color marroncino con le scritte del titolo rosse bordate di bianco - mi entusiasmavo nel leggere gli avvenimenti del Risorgimento italiano. Alla fine, avevo l'idea che l'Unità fosse stata una rivolta di popolo, a cui il popolo, tutto, aveva partecipato con passione. Del brigantaggio un piccolo accenno, un paragrafetto così, due paroline dicendo che c'erano stati dei banditi che si chiamavano briganti e che furono combattuti dall'autorità del nuovo regno.
Ma già allora, mio padre mi parlava stranamente di "Piemontesi". Diceva sempre: "Qui arrivarono i Piemontesi, non gli Italiani". La per là non capivo bene cosa volesse dire ma col tempo l'ho capito appieno. Quel libro di storia era totalmente falso, scritto dai vincitori per scrivere la storia a loro esclusivo vantaggio.
Centoeotto anni non erano bastati per riscrivere la storia d'Italia. Ce ne sono voluti altri altri quarantadue e l'avvento, oggi, della Rete per cominciare a riscrivere la storia d'Italia anche dalla parte dei vinti.
Perché, si sa, i vinti hanno sempre torto e solo il tempo - ma non sempre, a volte - può render loro giustizia.
La vera storia d'Italia, siamo noi.

lunedì 14 marzo 2011

NIPPON BANZAI

Viva il Giappone.
In questi momenti tragici per il popolo giapponese e per l'umanità tutta, bisognerebbe tacere ed eventualmente (per chi ci crede) pregare. Io mi limito a dire  NIPPON BANZAI. Forza fratelli giappponesi. Ripartite e date, per l'ennesima volta, una lezione di grande dignità come solo voi sapete fare. Date una lezione di dignità
a tutti questi sciacalli sproloquianti della politica italiana, a questi vacui parolai la
cui prima preoccupazione è stata quella di minimizzare l'incidente nucleare per
paura di perdere soldi e referendum. Sciacalli.
Il dignitoso popolo giapponese, come dignitosamente si è preso i rischi, ora,
dignitosamente lavorerà per ricostruire il suo paese. Con poche chiacchiere ma
con molti fatti e tanti eroismi quotidiani. Invece di sporoloquiare, andate a leggervi i reportage, leggete i tanti atti di eroismo, la grande organizzazione, il grande autocontrollo.
Grazie Giappone, per l'ennesima lezione.

sabato 12 marzo 2011

(IN)CIVILE AMERICA

L'(in)civile America non si arrende e continua nella sua sete di vendetta. Nel paese dove anche i colpi di Stato sono democratici e legali (leggi J.F. Kennedy), anche la vendetta è democratica: essa si consuma con una democratica puntura che, ci assicurano, fa morire il condannato in quattro democratici minuti e senza alcun antidemocratico e fascista dolore. Il malcapitato va democraticamente all'altro mondo, alla presenza di qualche democratico testimone ma senza l'antidemocratica e comunista (e, aggiungerei, stalinista) presenza della madre che potrebbe turbare la democraticissima cerimonia di soppressione fisica.
Non si tratta di morte, attenti, ma solo di necessaria ed ineluttabile ed inevitabile "soppressione fisica", onde impedire al condannato di far del male nel futuro prossimo, magari dopo essere riuscito in una roccambolesca (ma antidemocratica) evasione.
L'ergastolo? No, costa troppo ai contribuenti Americani, mentre una democraticissima esecuzione è rapida e molto economica. Vuoi mettere che il condannato magari ti campa 90 anni? Lo sai quanto costa al contribuente? Invece, zac!, cioé, Pic! (indolor), e, con quattro soldi, giustizia é fatta!
Se poi, per caso, qualche innocente ci scappa, che vuoi che importi, magari gli daranno una medaglia alla memoria ed alla vedova un ricco indennizzo: tanto, in America si compra tutto, anche il dolore....
Si, perché la (in)civile America, che vuole dare lezioni a tutto il mondo di democrazia, di sviluppo e di diritti umani e via dicendo, non può rinunciare a un bel pò di voti che, la pena di morte, assicura ai vari Governatori e Procuratori.
Ora che hanno vinto la Guerra Fredda contro gli odiosi Sovietici, chi li tiene più, questi Americani!!! Ora cercano disperatamente un altro nemico e non si lasciano sfuggire nessuna opportunità: prima Gheddafi, poi l'estremismo Islamico, poi Saddam Hussein, poi Milosevic, ora Bin Laden.....
Speriamo che i, simpaticoni degli (in)civili Americani (p.s. fate ben attenzione a mettere la "A" anziché la "a", potreste essere tacciati di antiamericanismo) non accusino anche noi di collusione con al-Qaida altrimenti potrebbero decidere di mostrare i muscoli e di inviare una "New Enola Gay" magari su Benevento o Pordenone...!!!
Questa povera Italia, al centro del Mediterraneo e al confine dell'allora "cortina di ferro", è stato al centro di una dilaniante guerra economica tra due sistemi dittatoriali: il comunismo sovietico, dove il padrone era il Partito, ed il capitalismo americano, dove il padrone era, ed è, il più ricco. Tra i due, non saprei dire quale è stato il più bugiardo ed il più meschino. Per anni ed anni ci hanno reciprocamente turlupinato con false ideologie diverse nei modi, ma pari nei contenuti. Il solo scopo era quello di garantire la sopravvivenza del proprio sistema a danno degli altri, amici o nemici che fossero.
Oggi, con la fine della guerra fredda, forse possiamo ragionare con più attenzione e con più chiarezza, e, la vera faccia dell'(in)civile America, le sue spaventose contraddizioni, i suoi sprechi e le sue risorse, possono essere, finamente, guardate con occhio critico ed indipendente.

GRAZIE PEUGEOT

Che carina la nostra Peugeot 107! Sembra di essere su una 500 solo un po’ più grande: sobria, quasi spartana, piccola e raccolta, con quella forma ad uovo che sa tanto retro’. Ho volutamente scelto la versione base che ha di serie solo il condizionatore  e il servosterzo (che ormai lo mettono anche sulle "apiceddre"), evitando tutti quegli accessori che sembravano irrinunciabili: chiusura centralizzata (figurasi su una 4 porte!), alzacristalli elettrici, e altre diavolerie che poi fanno lievitare il prezzo al punto che ti chiedi: ma ho comprato una city car o un city TIR ! Ora mi sono così abituato al non presenza di tutti ‘sti inutiloptional che non ci faccio più caso: le mie mani si dirigono serenamente verso i pulsanti di chiusura delle porte e agitano con maestria le manovelle alzacristalli.
Morale: come diceva la mimamma: “l’uomo è animale d’abitudine”. Ci si abitua a tutto pur di sopravvivere, figurati alla mancanza degli alzacristalli elettrici! Grazie, 107, che mi riporti, ad un rapporto più umano col mezzo meccanico il cui compito, ricordiamoci, è e resta quello di trasportarci da una parte all’altra alla bisogna. Essenziale, spartana, raccolta, come le utilitarie del boom degli anni ’60, mi fa sentire più umano, meno robot. Non carichiamo più le autovetture di significati esoterici. Non è un prolungamento del nostro essere, dei nostri arti e della nostra mente: è solo una carriola col motore!

ASPETTA, ASPETTA, QUANNU CULA RA MACHINETTA

Aspetta, aspetta, quando la macchinetta del caffé comincia a colare.... vecchio adagio tutt'ora valido, come tutti i proverbi antichi, nati dalla saggezza popolare e dagli eventi quotidiani che si ripetono di generazione in generazione.
C'é sempre qualcosa o qualcuno da aspettare che non arriva mai.
La moglie che ancora è alla cassa, la figlia che non ha finito di truccarsi, l'altro figlio che non ha finito di chattare, l'altro ancora che non ha finito di vedere il cartone preferito, il collega che non ha finito di spiegarti come ha messo a posto il capufficio, il capufficio che non ha finito di spiegarti come ha messo a posto il tuo collega, il cliente che non ha finito di spiegarti che "questo è uno schifo", la nonna che non ha finito di spiegarti che "questa dentiera andrebbe cambiata", l'autobus, che quell'unica cazzo di volta che ti sei deciso a prendere l'autobus, è bloccato dal traffico, l'impiegato postale che, quando è arrivato il tuo turno decide di mettersi in pausa perché "è un suo diritto sancito dal contratto", l'automobilista che, finalmente, decide di uscire dal parcheggio dove tu, dopo mezz'ora di giri, hai pensato di fermarti e che, improvvisamente, gli squilla il telefonino, il tuo PC che, mentre premi il pulsante per inviare online la tua domanda di trasferimento risponde "attendere prego"....
Scusi, mondo, si può fermare un attimo che scendo e aspetto di là!?

SE IO FOSSI UN GIUDICE

Poveri giudici... Se io fossi un giudice, cadrei in uno stato di profonda prostrazione psicologica e fisica. Possibile che tutti mi evitino e nessuno si voglia fare processare? Ma che c'ho fatto di male?
Dico io, ogni tanto, un processino, anche piccolo, piccolo, veloce, me lo fate fare????

sabato 5 marzo 2011

Viva la pappa col pomodoro!

Mentre posto qualcosa su questo umile blog, sto ascoltando Paolo Conte. Un'altro Grande cantautore italiano... Pochi, come lui, sanno creare un'atmosfera così distensiva che ti accompagna e ti stimola alla creatività. La stessa senzazione se guardi un bel quadro: l'artista trasmette emozione, e Paolo è un Grande Artista.
E mentre l'ascolto non posso fare a meno di domandarmi come sia possibile che un Grande Paese come l'Italia, capace di creare così grandi artisti, sia sprofondato nell'oblio in cui è sprofondato.
Possibile che non riesca a risollevarsi? Possibile che dobbiamo continuare ad essere rappresentati da Bossi&Berluska o da Fassino&Dalema?
Ma il meglio di noi, che fine ha fatto? Perché si nasconde?
Negli anni '60 (il giornalino di Gian Burrrasca - viva la pappa col pomodoro) Rita Pavone cantava "la storia ci ha insegnato che il popolo affamato fa la rivoluzion..."
Vedi Tunisia, Algeria, Egitto... ma non Italia!
La sera di Sabato le pizzerie i pub ed i ristoranti sono pieni. Non c'é fame.
Ci sono famiglie che non arrivano a fine mese, ci sono pensionati che rovistano nella spazzatura perché il 10 del mese non hanno più soldi per fare la spesa.
Ma il sabato.....

Sandra Pizzarello, cervello in fuga.

Settantotto anni, per 15 lontano dagli studi e dal lavoro per dedicarsi a fare la mamma, poi rientrata a pieno ritmo, oggi pone all'attenzione del mondo la sua teoria sulla vita sulla terra che, sostiene, è venuta dalle meteoriti.
Leggete questo link:
http://www.televideo.rai.it/televideo/pub/articolo.jsp?id=8625
E' una marziana? No. Seplicemente una Italiana in fuga. In fuga verso l'America, quarant'anni fa, dopo quindici anni dedicati ai figli.
In Italia, se fai la mamma, hai chiuso. Anzi, sono gli altri che chiudono. Le porte in faccia.
In Italia, fare la mamma vuol dire che sei lavativa e non vuoi lavorare. Morale della favola. Resta a casa a fare la calzetta.
In America le madri coraggio sono anche questo: un po' mamma, un po' scienziata.
Grazie Sandra.

Pensando a Yara

Anch'io ho una figlia dell'età di Yara e, a volte, penso che poteva capitare anche a lei. Poteva esserci lei sui giornali al posto di Yara. E mi chiedo come avrei reagito ad un dolore tanto grande.
Calarsi nei panni degli altri è una delle cose più difficili ma il rispetto del dolore altrui è uno sport sempre meno praticato: come diceva il grande Faber, "il dolore degli altri è un dolore a metà".
Intanto, nelle varie situazioni abbiamo sempre i soliti noti che, facendo a gara nell'apparire nei vari talk-show, fanno a gara a chi la spara più grossa.
Sciacalli.
Per il dolore non c'è rispetto. Guardate quella faccia (a voi la scelta della definizione) del Giletti che si vede lontano un miglio che "nun me ne po' frega' de meno" come dicono A Roma... Bene fanno i genitori di Yara a trincerarsi a difesa della loro privacy. Basta con lo spettacolo del dolore per alzare l'auditel. Se proprio non riuscite a spegnere il televisore, almeno, cambiate canale.

PRONTI, PARTENZA, VIA!

Eccomi. Mi butto anch'io nel mare procelloso del web 2.0! Ci provo. Con umiltà e senza grilli per la testa ma per il solo piacere di scrivere e di condividere con altri i miei scritti. Ho sempre avuto, sin da ragazzo, la passione di scrivere. Nella prima adolescenza, chiuso a riccio in un atteggiamento a volte quasi rinunciatario, nascosi, a me e agli altri, questa capacità. Merito di mia madre e della sua insistenza, quando, pigro adolescente, sbruffavo alle sue insistenze mentre lei quasi mi costringeva ad imparare ad usare la macchina da scrivere. La ricordo ancora come se fosse oggi. Una Olivetti (a proposito, che fine hai fatto, cara ed onorata ditta) a doppio carrello con cui, poi, mi guadagnai il pane quando i miei partirono per l'ultimo viaggio. Tra uno sbruffo e l'altro, cominciai a prenderci gusto e provavo una grande gioia a scrivere quello che mi passava per la testa, proprio come sto facendo ora. Imparai presto e diventai abbastanza veloce: era stupendo vedere i pensieri che prendevano forma e si stampavano sulla carta velina, leggera e flebile come una sinapsi che pulsava spingendo sempre più veloce le dita sulla tastiera. Un filo sottile collegava la mente al foglio che si animava e trasformava in segno indelebile la vacua fumosità dei penseri che, come onde disordinate, si accalcavano nella mente: la magia dello scritto, metteva ordine in essi tracimando nelle braccia, nelle dita per posarsi sul foglio. Purtroppo, nel tempo, questa passione non l'ho coltivata  - sarebbe troppo lungo e tedioso parlarne - ed oggi provo a riscoprirla.
Ringrazio mio figlio Gianpiero che ha insistito tantissimo perché questo blog - o tentativo di blog - nascesse. Senza la sua caparbietà non ci avrei nemmeno provato.
Ho deciso di chiamarlo "Ostinato e contrario", così come cantava Faber (il grande Fabrizio De André), che resta - per noi, che non abbiamo false luci cui ispirarci, ma solo la nostra coscienza a cui rispondere, e che continuiamo a viaggiare "in direzione ostinata e contraria" - la nostra musa ispiratrice. A te, Faber, dedico questo mio piccolo ed umile viaggiare del mio pensiero nell'oceano del Web.