lunedì 5 settembre 2011

IL SILENZIO DELL’IPOCRISIA



Sono passati dieci anni dall’attentato alle torri gemelle: ora preparatevi ad un diluvio di retorica e di becero patriottismo yankee, nonché dei soliti prolissi talk-show in cui si alterneranno i soliti ipocriti venditori di fumo, falsi opinionisti al soldo dei loro occulti o paraocculti finanziatori. La solita scenografia condita con la commozione dei poveri disgraziati di parenti delle vittime ai quali non è bastato essere colpiti nel più profondo degli affetti! Al danno, la beffa! Ora devono servire da corollario ai cercatori dell’oro multimediale: l’audience. Ed in nome dell’audience, ci propineranno le strazianti interviste alle vedove ed agli orfani per strapparvi un briciolo di share in più. Tutti, nessuno escluso, per non arrivare secondo nella gara degli ascolti! Ma nessuno, dico, nessuno, in questo tsunami del cattivo gusto, prova, seppur lontanamente, in un barlume di lucidità, a porsi ed a porre a chi ascolta o legge, qualche semplice domanda, a far notare qualche piccola osservazione che ci esautori dalla commozione forzata e ci liberi la mente per poterci chiedere, finalmente: ma come è stato possibile?
Non mi voglio qui dilungare sui vari interrogativi che un evento così devastante per chiunque che, come me, ha assistito in diretta televisiva all’evento e, ancor di più devastante per coloro che lo hanno visto in diretta ho vissuto sulla propria pelle. Se si vuol approfondire, al di fuori delle verità “ufficiali”, il tragico evento dell’undici settembre, basta andare sulla rete e cercare, su un qualsiasi motore di ricerca, i nomi di Giulietto Chiesa o di Massimo Mazzucco, due italiani (il secondo vive in America), che hanno dedicato molto del loro prezioso tempo di validi professionisti, ad indagare su quei terribili giorni.
L’importante è però, che, finalmente riuscissimo a pensare con la nostra testa e che cominciassimo a porci qualche semplice domanda. Come è stato possibile che quattro, dico quattro, aerei vadano in giro per i cieli più controllati e protetti del mondo, senza che nessuno muovesse un dito per fermarli. Come è possibile che due torri progettate per resistere anche a più impatti, siano crollate come misere casupole. Come è possibile che un boening, che è un apparecchio enorme, abbia lasciato un foro grande meno della metà della sua dimensione al Pentagono. E come è possibile che un aereo di tali dimensioni arrivi tranquillamente sul cielo del Pentagono dove anche una mosca verrebbe avvistata e abbattuta? E dove sono finiti i due aerei, quello che avrebbe colpito il pentagono e quello che sarebbe caduto in Virginia? Mi ricordo benissimo che, quando ci fu la strage di Ustica, i pezzi dell’aereo colpito, c’erano, eccome, e così i corpi sparsi i mare. Qui, niente. Due aerei spariti nel nulla, di cui uno, quello del Pentagono, con l’acciaio che si scioglie come il burro.
Ma siamo sicuri che non ci stiano prendendo per il culo?
Non voglio parlare di complotti, altrimenti cadremmo nel complottiamo che è una forma di paranoia. Ma certo che la versione ufficiale, se la guardi con un minimo di attenzione, fa acqua.
Ma, naturalmente, nessuno ve ne parlerà. Ancora una volta, vincerà la legge dell’audience. Le immagini strazianti dei parenti delle vittime, fanno aumentare gli introiti pubblicitari. La ricerca della verità, oltre che essere scomoda per qualcuno molto potente, non fa scoop.
Esterno solo, modestamente, un piccolo pensiero: se veramente volete onorare la memoria di quei morti, cominciate a porvi qualche domanda. E se proprio non volete porvi delle domande, almeno cambiate canale.

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